“… Abbiamo una conoscenza del cuore umano molto imperfetta se non lo esaminiamo anche nelle folle.”
- Jean Jacques Rousseau
Con psicologia delle masse si intende il campo di studi riguardande il comportamento del singolo individuo e come questo viene modificato quando la persona è parte di gruppi più grandi.
In questo articolo iniziamo parlando del lavoro di Gustave Le Bon, per poi passare a Edward Bernays, forse qualcosa di Wilfred Trotter, per poi chiudere con qualche spunto di Frame politico.
Folle e Masse sono sinonimi?
Il ricercatore Vincent Price definisce in maniera diversa le folle (gruppi che condividonono esperienze emozionali) e masse (in cui le persone sono isolate). In questo articolo, per facilitare la stesura e la lettura le userò come interscambiabili, ma teniamo conto di questo se vogliamo approfondire il tema con qualche libro.
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Il concetto di psicologia delle masse benchè risalente agli arbori della storia, si può a datare, come nascita, al periodo in cui Gustave Le Bon (1841-1931) ha investigato la materia, producendo un libro molto interessante e ancora oggi attuale chiamato "Psicologia delle folle" (Psychologie des foules).
Le idee di quel libro per manipolare le masse furono subito studiate da tutti i dittatori del tempo ( da Hitler, a Mussolini, passando per Lenin). Negli Stati Uniti gli stessi concetti sono stati presi e "migliorati" da Edward Bernays (1891?1995) nel suo famigerato "Propaganda", e applicati da moltissimi presidenti, da Roosevelt a Dawes.
100 anni dopo questi libri e concetti sono ignorati dalla maggior parte delle persone (la folla, appunto) ma continuano a essere applicati e migliorati.
Per Le Bon la storia dell'essere umano è legata a filo doppio con la psicologia delle folle.
"Sono le folle contro l'individuo isolato che possono essere indotte a correre il rischio della morte per assicurare il trionfo di un credo o di un'idea, che può essere accesa dall'entusiasmo e la gloria... Questi atti di eroismo sono in qualche modo non coscienti, ma è di questi atti che la storia è fatta."
Per Le Bon una folla è un gruppo di individui uniti da un'idea, un credo o un'ideologia comune.
Questa idea che unisce le folle non è scelta da un processo di pensiero razionale: anzi più questa idea è superficiale più si può utilizzare per azioni importanti.
I singoli smettono di essere sé stessi, ma diventano delle pedine, che sacrificano il proprio bene per quello della folla.
Si capisce quindi le folle si formano intorno a un'idea che fa il collante, ma che la folla stessa non è in grado di capire, ne tantomeno di creare queste idee.
Facciamo un esempio: un filosofo molto importante scrive un libro sui diritti sociali dell'essere umano. Il libro, di 1345 pagine, è un capolavoro.
Dato di fatto: le masse non lo conoscono, non lo leggono e non sono in grado di capirlo . Nessuna azione rivoluzionaria può succedere in questo caso.
La domanda da porre è "se i pensieri delle grandi menti filosofico-scientifiche non sono accessibili alle folle chi è quindi che guida queste idee?"
La risposta è ovviamente... "un leader", una guida. Sappiamo quindi che questi pensieri diventano digeribili dalle masse soltanto se vengono trasformate in qualcosa di molto semplice e, nella maggior parte dei casi, banalizzando il concetto stesso.
"indipendentemente da quanto grande o vero può essere questa idea quando è nata, è svuotata di quasi tutto quello che la rendeva grande anche solo per il mero fatto che è dovuta entrare al livello intellettuale delle folle per creare un'influenze" (Gustave Le Bon)
Per Le Bon sono i leader ad avere il potere di capire questi concetti e di tradurli (più o meno correttamente) per le folle. Si può benissimo capire il potere che hanno questi leader e la capacità di muovere le persone che ha un leader politico con parlantina e conoscenza.
Quando dico "parlantina" sto ovviamente banalizzando il lavoro che queste persone fanno per imparare a parlare bene, a estrarre bisogni, a evocare immagini abbastanza forti da essere catalizzatrici di azione e abbastanza vaghe da fare presa su più persone (vedi Milton Model) la capacità di pensare bene e smontare gli avversari (capacità di gestire i frame e domande di precisione).
Creare un leader è un percorso lungo, faticoso e rischioso... Perché non affidarci quindi ai Mass Media?
Ecco l'idea di Edward Bernays, nipote di Freud ed uno dei geni del male del ventesimo secolo. Nato a fine Ottocento, Bernays ha visto le due Guerre mondiali, la Depressione Americana, e la rinascita degli anni 50.
Combinando le idee di Gustave Le Bon (autore del libro "Psicologia delle folle") e Wilfred Trotter (studioso del medesimo argomento) con le teorie sulla psicologia elaborate dallo zio, Bernays fu uno dei primi a commercializzare metodi per utilizzare la psicologia del subconscio al fine di manipolare l'opinione pubblica. A lui si devono le locuzioni "mente collettiva" e "fabbrica del consenso", concetti importanti nel lavoro pratico della propaganda.
Se volete approfondire vi lascio all'articolo su WIkipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Bernays
Prima di tutto rendersi conto che è inevitabile diventare - di tanto in tanto - parte della folla. L'importante è non confondere i valori della "massa" con i propri valori personali. Continuare a questionarsi sulle cose che crediamo come punti fissi è un'ottima partenza.
E' altresì importante capire che un leader esercita il proprio potere attraverso la "parlantina" e la "conoscenza". Entrambe sono abilità che si possono imparare.
Un leader che sa fare il suo lavoro quindi studia, si circonda di persone che possono aiutarlo a capire i concetti più complicati. Un leader è carismatico e quando c'è da parlare incendia le masse.
Ecco alcune delle cose che puoi studiare anche te, in poco tempo
Affascinato dalle potenzialità del cervello rimane folgorato dall'uscita di MEMO, nel 1992. Soltando 10 anni dopo inizia però a studiare altre discipline. Nel 2008 apre il suo blog di Content Curation, Cocooa.com e poco dopo anche il portale per sport di lotta e MMA Grappling-italia.com
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