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Naikan - Tecnica di gratitudine giapponese

“La gratitudine non è soltanto la principale virtù, ma anche la madre di tutte le altre” 

Cicerone

C’è una leggenda che racconta di un giovane che vagava per il deserto ... Trova una deliziosa oasi incontaminata con uno specchio d’acqua cristallina. L’acqua era così dolce che riempì la sua borraccia di pelle per portarne un po’ indietro all’anziano del suo paese che in passato era stato il suo maestro.

Dopo 4 giorni di viaggio, arrivato in paese, regala l’acqua al vecchio maestro che la prende e la beve, dopodiché sorride e ringrazia generosamente il suo studente per quella dolce acqua. Il giovane torna al suo villaggio con il cuore pieno di felicità.

Più tardi, il maestro lascia che un altro studente assaggi l’acqua.  La studente la sputa, dicendo che è terribile. Secondo il ragazzo l’acqua era diventata disgustosa per via del contenitore di pelle.

Allora lo studente chiese al maestro: “maestro, l’acqua era nauseante. Perché avete detto che vi piaceva?” Il maestro rispose: “tu hai assaggiato solo l’acqua. Io ho assaggiato il dono. L’acqua era semplicemente il contenitore di un atto di gentilezza e niente può essere più dolce di questo.

La lezione è tanto semplice quanto importante.

I doni dei bambini, non hanno nessun valore economico ed anzi sono scarabocchi ma i genitori li apprezzano moltissimo : il vero valore si trova nell’intenzione dietro il gesto.

Naikan - Intro - significato e etimologia

Naikan (in giapponese: ? ?, lit. "guardarsi dentro" o "introspezione") è un metodo strutturato di auto-riflessione sviluppato da Yoshimoto Ishin (1916-1988) un uomo d'affari e un devoto buddista Jodo Shinshu che, da giovane, era dedito in una pratica ascetica di "contrizione" (mishirabe) che coinvolge la deprivazione sensoriale attraverso la dimora in una grotta oscura senza cibo, acqua o sonno.

Desideroso di rendere tale introspezione disponibile agli altri, sviluppò Naikan come un metodo alternativo ma meno difficile.

Introdusse tale metodo per la prima volta a giovani incarcerati per aver commesso reati e disordini sociali.

Solo successivamente ai primi risultati incoraggianti la pratica è stata introdotta al pubblico in generale.

Usare l’introspezione... chevvordì?

La particolarità della tecnica è che usa le nostre relazioni con gli altri come uno specchio dal quale possiamo vedere noi stessi.

Riflettiamo cosa abbiamo ricevuto dagli altri, cosa abbiamo dato e quali problemi abbiamo causato.

Ma una sincera introspezione di noi stessi non è una cosa semplice da fare. Facilmente può portare a interfacciarci con le nostre paure, fallimenti e debolezze. Richiede la consapevolezza delle nostre azioni che possono aver causato problemi ad altri.

Le tre domande basilari

Questo metodo di riflessione è molto semplice e si basa fondamentalmente su tre domande basilari molto semplici:

  1. Che cosa ha fatto la persona x per me?
  2. Che cosa ho fatto per la persona x?
  3. Quali problemi ho creato alla persona x?

Queste domande formano un grande insieme in cui racchiudere  le nostre riflessioni della nostra cerchia relazionale (genitori, amici, insegnanti, fratelli, colleghi, figli ecc) avvenuta in un determinato arco di tempo, che può essere a nostra scelta molto breve (un giorno o due) o molto lungo (qualche anno).

Cosa ha fatto la persona x per me?

Esaminando le nostre relazioni con gli altri si incomincia a guardare (come da prima domanda) a cosa abbiamo ricevuto da una persona. Per esempio la mia fidanzata questa mattina mi ha preparato una buonissima spremuta di arance.

Dobbiamo dare peso ed attenzione alle piccole cose che quotidianamente riceviamo. Ma sono davvero piccole cose? Ci sorprenderà la lunghezza e l'importanza di una tale lista che ci darà un senso più profondo di gratitudine e di apprezzamento verso gli altri che verrà naturalmente stimolato.

Senza uno spostamento cosciente dell'attenzione verso i molti modi in cui il mondo ci sostiene, rischiamo di rimanere intrappolati solo da problemi e ostacoli, lasciandoci soffermare solo sulla sofferenza e sull'autocommiserazione.

Che cosa ho fatto per la persona x?

Ora prendiamo in esame la seconda domanda. Cosa ho fatto per la persona x? Mentre riflettiamo sulle nostre relazioni, una per una, iniziamo a vedere la nostra vita per come è realmente. Cosa è meglio: passare la nostra vita con la presunzione di meritare ciò che ci è dovuto, o vivere cercando di ripagare il nostro debito con gli altri? Anche se pensi di conoscere la risposta, non è la stessa cosa che scoprire la risposta.

Che problemi ho creato alla persona x?

La terza e ultima domanda è la più complessa. Per lo più siamo consapevoli di come altre persone ci causano disagi o difficoltà. Forse qualcuno ci taglia la strada nel traffico, o forse la persona di fronte a noi all'ufficio postale ha un sacco di cosa da fare e noi aspettiamo il nostro turno. Ma quando siamo noi la fonte del problema o del disagio, spesso non siamo in grado di notarlo. Oppure, se ci riusciamo, pensiamo che "è stato un incidente" o "Non intendevo questo", o forse lo liquidiamo semplicemente come "non è un grosso problema". Il classico caso “non è colpa mia”. Per questi motivi l’ultima domanda è la più importante. La tecnica Naikan suggerisce che quando riflettiamo su noi stessi, ci accorgiamo che almeno il 60% delle volte abbiamo causato problemi agli altri. Se non siamo disposti a vedere e ad accettare quegli eventi in cui siamo stati la fonte della sofferenza degli altri, allora non possiamo veramente conoscere noi stessi.

Come usare la tecnica naikan

Ma nella sostanza in cosa consiste il naikan? Daily Naikan (Nichijo Naikan)

Questo è il metodo più semplice di riflessione Naikan e richiede 20-30 minuti prima di andare a dormire. Scegli in un posto tranquillo, senza distrazioni, scrivi la tua risposta alle tre domande basilari in relazione a quanto successo durante la giornata. Cosa hai ricevuto dagli altri oggi? Cosa hai dato agli altri oggi? Quali problemi e difficoltà hai causato agli altri oggi? È importante riuscire a scendere nello specifico il più possibile piuttosto che generali. Ad esempio, piuttosto che affermare che hai ricevuto cibo oggi, scrivi il cibo che hai ricevuto e mangiato oggi. Non tralasciare niente dalla lista perché ti sembrano cose  "banali" che ricevi ogni giorno. Tutto fa brodo e solo in questo modo riuscirai ad apprezzare anche le cose più piccole che sono state fatte per te.

Questa è la base del metodo tradizionale Naikan in cui possiamo esaminare le nostre vite riflettendo sulle nostre relazioni con gli altri.

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Scritto da Manolo Macchetta

Affascinato dalle potenzialità del cervello rimane folgorato dall'uscita di MEMO, nel 1992. Soltando 10 anni dopo inizia però a studiare altre discipline. Nel 2008 apre il suo blog di Content Curation, Cocooa.com e poco dopo anche il portale per sport di lotta e MMA Grappling-italia.com

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